Fratelli Cervi

Abbiamo a lungo creduto che conservare e trasmettere la memoria potesse avere una funzione educativa, nel presente, nei riguardi, in particolare, delle giovani generazioni

È accaduto per le tragiche memorie del Novecento legate al nazismo, ai fascismi, alle stragi e alle violenze, e soprattutto alla Shoah

Dare spazio a queste memorie è stata ed è ancora oggi una scelta accolta da molti, nella convinzione che la loro condivisione possa prevenire dall’insorgere e dal ripetersi di vicende che ci riportino a quel terribile passato: una sorta di vaccinazione alla quale è opportuno sottoporre ragazze e ragazzi nel loro percorso di formazione

Molto tempo è passato. Oggi quei testimoni, per banali ragioni anagrafiche, ci stanno lasciando e i loro racconti in molti casi si perdono, tranne che per chi ha affidato le sue parole alla scrittura, non sempre, però, efficace come l’incontro diretto, il confronto occhi negli occhi

Oggi altre terribili violenze hanno luogo intorno a noi, in un mondo che è, di fatto, sempre più piccolo e senza confini, malgrado molti si ostinino a costruire muri e barriere, a protezione della presunta tranquillità di una vita senza problemi, una tranquillità che non vogliamo abbandonare guardandoci troppo intorno. Sono vicende diverse da quelle che l’Europa ha vissuto nel suo recente passato, ma ad esse assimilabili, riconducibili a contesti e a meccanismi che la storia può e deve aiutarci a decifrare

Nel frattempo, tra di noi e intorno a noi, molti – e si tratta, spesso, di giovani – sembrano subire il fascino proprio di quelle ideologie che hanno la responsabilità delle tragiche vicende del secolo scorso; sempre più spesso ci sentiamo ripetere che le categorie che hanno guidato per molti anni il nostro agire di adulti sono trasformate, obsolete, superate, perché il fascismo  appartiene ad un mondo altro, è lontano, tanto che non può più essere considerato il nemico al quale contrapporsi

E in questo modo si mette in discussione la stessa convinzione che il passato possa rappresentare un punto di riferimento, contenere una sorta di lezione per il presente, se ci assumiamo l’impegno di leggerlo in quella prospettiva. Ed è proprio così che il neofascismo trova varchi sempre più ampi, che invade piano piano le cronache: ci stupisce, ma non ci fa discutere, non abbastanza, perché in fondo pensiamo che si tratti di un fenomeno circoscritto, destinato ad esaurirsi nel giro di pochi momenti.

Nadia Baiesi