
Mediterraneo
Raccolta di numero dieci acqueforti in copia unica, 2016
Testi: Enrico Calamai


Non sono lemmings in folle corsa verso il mare, posseduti da pulsioni suicide di massa.


Sono uomini e donne, vecchi e bambini, in fuga per la vita da scenari di guerra, dittature feroci, land grabbing e sfruttamento delle risorse da parte delle multinazionali, devastazioni ambientali, miseria endemica, persecuzioni etniche, religiose, di genere. Sono il portato strutturale di crisi troppo spesso direttamente o indirettamente provocate dalla rapacità del neocolonialismo occidentale.

È un esodo biblico, che parte da Africa, Medio Oriente e Asia in generale, per tentare di raggiungere la salvezza in Europa, che risponde con l’esternalizzazione delle frontiere, spingendo sempre più a sud, sempre più fuori dall’orizzonte percettivo della nostra opinione pubblica, il momento del respingimento, che spesso significa la morte tra sofferenze atroci per migranti e richiedenti asilo, in modo che la loro sorte si perda nel nulla mediatico. E la nostra maggioranza silenziosa risponde guardando dall’altra parte, come accadde durante la persecuzione degli ebrei, nell’Europa occupata dal nazifascismo.

Tutto ciò è frutto delle scelte politiche effettuate dalle democrazie occidentali, che bloccano qualunque possibilità d’accesso legale a rifugiati e migranti, perché temono che il loro afflusso possa comportare un aggravamento della situazione del welfare, già intaccato dall’austerity di stampo neoliberista imposta negli ultimi anni, con esiti elettorali destabilizzanti.

Anziché cambiare le politiche di bilancio restrittive ed aprire canali legali, si preferisce costringere il costante flusso di coloro che sono oggi i dannati della terra, ad affidarsi all’unica possibilità che hanno davanti, affidarsi alla criminalità organizzata, che dissemina un crescendo di cadaveri lungo il percorso attraverso il deserto e i Paesi di transito fino al momento di tentare la traversata del Mediterraneo, attualmente definito dalle Nazioni Unite l’area di confine con più alto tasso di mortalità al mondo: una discarica a cielo aperto per i desaparecidos dell’Europa opulenta del nuovo millennio.
Enrico Calamai

